Era gestita da uno dei luogotenenti di Savinuccio Parisi l’organizzazione criminale che truccava gli esami per il conseguimento delle patenti di guida, sgominata dalla polizia stradale con l’operazione “Mezzobusto”. Settantacinque gli esami che si sarebbero svolti in maniera irregolare, 70 le patenti sequestrate, 83 persone indagate, di cui 9 per associazione a delinquere finalizzata al conseguimento di titoli abilitativi alla guida di veicoli con metodi fraudolenti, 2 le autoscuole coinvolte, una a Bari e una a Altamura.

Il giro d’affari era di 250mila euro, considerato che ogni patente ottenuta irregolarmente veniva pagata dai 2.500 ai 3.500 euro, in base alla tipologia di veicoli che dava il diritto di guidare. Le più ambite e costose erano quelle per il trasporto professionale merci su gomma. Gli aspiranti candidati erano per lo più giovanissimi, e ad aggravare la pericolosità sociale del fenomeno, c’era il fatto che ad aiutarli nelle spese e ad accompagnarli erano spesso i genitori.

La “cabina di regia” di tutte le operazioni era ubicata in un appartamento del quartiere Japigia, dove su alcuni schermi venivano proiettate le immagini riprese da microcamere che i candidati indossavano il giorno in cui andavano a sostenere gli esami. Sui bottoni di polo e camicie, rigorosamente fornite dal sodalizio, erano montate le camere che consentivano di riprendere le schede d’esame, affinché un tecnico informatico, che si trovava nella centrale operativa, potesse cercare le risposte giuste su internet e comunicarle ai candidati via telefono.

A capo dell’associazione c’era un pluripregiudicato sessantenne molto vicino al clan Parisi, attualmente detenuto per associazione mafiosa, che aveva messo su una vera e propria impresa familiare, a cui partecipava il fratello, due figli, due nipoti e alcuni intermediari.