Tanto tuonò che piovve. Anzi, diluviò. Con tanto di fulmini. Laddove non sono riuscite le contestazioni dei tifosi, è arrivata la politica a sollevare il polverone intorno alla proprietà della SSC Bari. Il 7 febbraio 2024 è una data che rimarrà scolpita nei cuori e nelle menti di chi tifa Bari come quel giorno in cui si è sgretolato quel muro sottilissimo a tinte opache che, a più riprese il tifo biancorosso aveva provato a buttare giù a suon di contestazioni, e che è crollato di colpo a causa del patron della Filmauro e della SSC Napoli Aurelio De Laurentiis. Che, con un’uscita decisamente poco felice, ha senza mezzi termini appiccicato alla squadra di calcio del capoluogo pugliese la triste etichetta di “seconda squadra” parlando del “vivaio” del Napoli, l’altra controllata dalla grande famiglia Filmauro. Apriti cielo. Forse perché già tirato in ballo perché fu lui a consegnare nelle mani di don Aurelio il titolo sportivo del Bari, forse perché punto nell’orgoglio di sindaco, cittadino e tifoso, forse perché la campagna elettorale è alle porte, sta di fatto che Antonio Decaro ha subito risposto, affidando ai social il proprio pensiero. Tradendo irritazione e chiedendo rispetto per la passione dei baresi, nonché scuse immediate da parte del papà di Luigi, presidente della SSC Bari. Che, quasi costretto dalla situazione, si è affrettato anche lui, smartphone in mano come accaduto negli ultimi sette mesi trascorsi senza conferenze stampa, a dissociarsi dalle parole del padre, giurando sull’autonomia della società di Strada Torrebella. La tifoseria organizzata non ha gradito il teatrino, che ha fornito ulteriore linfa per la linea intrapresa ormai da tempo di sostegno alla squadra e contestazione alla società, caldamente invitata a passare la mano. In serata, come se tutto ciò non fosse bastato, Aurelio De Laurentiis ha provato a metterci una pezza a colori, assicurando come le sue, pur chiarissime, parole fossero state fraintese, e allineandosi al figlio nel ribadire il concetto di autonomia delle due società. In tutto questo marasma, tanto per non far mancare nulla, si è inserito il gruppo consiliare di Fratelli d’Italia città di Bari, che ha convocato una conferenza stampa per denunciare le responsabilità del sindaco Decaro, reo di aver assegnato il titolo sportivo a una società che considera Bari, spiegano, alla stregua di una succursale. Tra chi teme di rovinare i buoni rapporti costruiti con l’amministrazione comunale, chi di perdere consensi in vista delle amministrative e chi prova a cavalcare l’onda del dissenso, la questione multiproprietà ha travalicato l’ambito sportivo – già di per sé abbastanza problematico, per usare un eufemismo – per entrare, con forza, nell’alveo della campagna elettorale. Da qui ai prossimi 4 mesi, c’è da immaginarlo, ci saranno nuove puntate.