“Chiedo scusa per il corteo ma non è un atto mafioso. Si tratta di ragazzi che hanno fatto un errore per amore di mio fratello”. A parlare, attraverso i social, è Clementina Di Gioia, sorella di Christian, il 27enne morto in un incidente di moto, nella notte tra il 21 ed il 22 giugno, nel quartiere Japigia di Bari. Con un post, pubblicato sul suo profilo Facebook, la ragazza prova a dare la sua versione dei fatti, dopo le polemiche scoppiate in occasione dei funerali del fratello. Una lunga fila di motociclette ha accompagnato il feretro, percorrendo contromano anche via Papa Giovanni XXIII e sfilando perfino davanti al carcere di Bari. Una scena ripresa con i telefonini, con i video che sono diventati virali sul web, suscitando indignazione per quello che, di fatto, è sembrato come una sorta di “inchino” in stile mafioso.

Non è così, secondo la sorella del ragazzo deceduto, che ha voluto pubblicamente chiedere scusa, a nome dei protagonisti di questa vicenda, mossi, a suo dire, non da atteggiamenti criminali ma dall’amore verso Christian che, sottolinea la ragazza, non era un boss ma un cittadino modello, la cui morte ha portato dolore nel cuore di tante famiglie.

Sulla dinamica dell’incidente sono ancora in corso accertamenti della Procura. Secondo alcune voci circolate sui social, il centauro avrebbe perso il controllo della sua moto mentre era inseguito dai Carabinieri, dopo non essersi fermato ad un posto di blocco. Nonostante la smentita ufficiale della Polizia Locale, che ha escluso il coinvolgimento di altri veicoli nella dinamica dell’incidente, la tragedia ha scatenato la rabbia di molte persone nei confronti dei militari dell’Arma, ritenuti responsabili di quanto accaduto al ragazzo, e fatti oggetto, nei giorni scorsi, di insulti e minacce. Tra i diversi episodi in questione, quello di due fratelli baresi, arrestati per aver inveito contro due carabinieri in strada, chiamandoli “assassini”, e danneggiato la loro auto di servizio.

Tra le righe del post scritto dalla sorella del ragazzo, un messaggio riferito proprio al grande clamore mediatico che ha suscitato l’intera vicenda: “Parlate di vendetta quando noi chiediamo solo giustizia”.