Sarà un incidente probatorio a svelare i contenuti di pc e telefono sequestrati a Giovanni Miniello, il ginecologo barese di 68 anni finito ai domiciliari, il 30 novembre scorso, per il reato di violenza sessuale aggravata ai danni di due sue pazienti.

A seguito dell’arresto, la Procura di Bari, che sta coordinando l’indagine, dispose la perquisizione dell’appartamento del medico, nel corso della quale vennero prelevati dispositivi informatici, che potrebbero essere utili a  ricostruire i rapporti con le donne che si rivolgevano al suo studio.

L’uomo è accusato di aver proposto ad alcune pazienti di avere rapporti sessuali con lui per guarire dal “Papilloma Virus” o per prevenire possibili tumori all’utero.

Il caso era esploso con una inchiesta televisiva della trasmissione “Le Iene” con la quale, grazie ad una complice che si era finta una paziente, il ginecologo a “luci rosse” era stato smascherato dalle telecamere.

Dopo il servizio, si erano fatte avanti altre presunte vittime del medico che, secondo l’ipotesi accusatoria, abusando del suo ruolo, avrebbe anche molestato sessualmente alcune donne durante le visite, palpeggiandole nelle parti intime.

Intanto, a giorni è prevista la decisione del Tribunale del Riesame sull’appello presentato dalla Procura barese, che ha chiesto il trasferimento in carcere per il ginecologo.

Nella richiesta i magistrati parlano di “aberranti modalità della condotta del medico”, definendolo un “criminale seriale” e sottolineando l’elevato rischio di reiterazione del reato, nonostante l’uomo non eserciti più la professione.

A seguito dell’apertura dell’indagine, il ginecologo ha infatti deciso di dimettersi dall’Ordine dei Medici e di cancellarsi anche dall’Albo professionale, definendosi a sua volta “vittima di un processo mediatico”.