“Non c’ero, non ne sapevo nulla, va cancellato”: con queste parole il presidente della giunta pugliese Michele Emiliano prende le distanze di fatto dall’intero consiglio regionale. Sollecitato sul tema dai cronisti a Manfredonia dove si è tenuta la prima festa del progetto civico “CON”, Emiliano ha voluto sottolineare la sua estraneità ai fatti che hanno portato alla reintroduzione dell’assegno di fine mandato per i consiglieri regionali. Agendo di soppiatto come farebbe l’abile ladro gentiluomo Lupin, si sono persino concessi di recuperare i nove anni persi dando efficacia retroattiva al privilegio: la Puglia lo aveva cancellato sotto Nichi Vendola nel 2012, ma la normetta di fine luglio voleva funzionare come la macchina del tempo. Il voto senza discussione in aula è avvenuto il 27 luglio e Emiliano ricorda come quel giorno non fosse fisicamente in aula perché, “dopo aver passato più di tre ore sotto il sole per inaugurare nella provincia Bat le sedi di Questura, Carabinieri e Guardia di Finanza con il Ministro dell’Interno”, non si era sentito bene. “Non mi è stato concesso di partecipare ai lavori consiliari da remoto come pure avevo chiesto di fare” prosegue Emiilano che sulla questione assegno di fine mandato si è sentito anche con Letta, Salvini e i quadri di forza italia: “i segretari nazionali di questi partiti non ne sapevano nulla” afferma. “Ora abrogare è la scelta più giusta” conclude Emiliano che però lascia nelle pieghe del suo intervento una luce di speranza per i consiglieri regionali pugliesi così bramosi di ricevere l’assegno: si individui un medesimo trattamento per i consiglieri di tutte le regioni. Ma almeno in questo la Puglia era un modello, dal 2012 fino al 27 luglio 2021.