Chiamatela “battaglia del pomodoro pelato”: a sfidarsi da una parte la Regione Campania, dall’altra la Puglia. La prima ha chiesto (ottenendo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale il 13 marzo scorso) la registrazione dell’Igp presentata dal comitato promotore “Pomodoro Pelato di Napoli”. La Puglia non ci sta e il motivo è molto semplice: gran parte di quei pomodori nascono e vengono raccolti in Puglia, ed in particolare nella Provincia di Foggia. La Campania, tuttavia, è la principale Regione in cui avviene la trasformazione del pomodoro pelato lungo, ed ecco dunque servito il derby del Sud.

Ai pugliesi, inoltre, preoccupa il fatto che il Ministero dell’Agricoltura abbia accolto con favore la richiesta presentata dal comitato “Pomodoro Pelato di Napoli”: dal tacco d’Italia arriva la rivendicazione “di fatto” della produzione. Per ricevere il riconoscimento del marchio Igp deve essere soddisfatta almeno una di queste tre caratteristiche collegate all’origine geografica: dove avviene la produzione, la trasformazione o l’elaborazione. Il comitato campano ha richiesto l’IGP documentando le proprie capacità nella fase della “trasformazione”, che avviene a Napoli, ma non vi è alcun riferimento alla fase della produzione che è made in Puglia che precede tutti gli altri passaggi.

La “battaglia del pomodoro” ha sollevato polemiche ma anche tanti interventi di natura costruttiva. Tra questi anche quello del Presidente FedagriPesca Confcooperative Puglia, Vincenzo Patruno.

La provocazione è lanciata, chi vincerà la “battaglia del pomodoro pelato”?

Il servizio.