Sono 17 gli arresti eseguiti oggi dai carabinieri, su 18 disposti dal gip del tribunale di Bari Giovanni Abbattista, nell’ambito dell’operazione Kairos; 25 invece in tutto le persone indagate.
Un’indagine durata tre anni, coordinata dai sostituti procuratori Renato Nitti e Roberto Rossi, durante la quale i carabinieri hanno recuperato più di 50 chili di droga tra cocaina, hascisc e marijuana, nonché numerose armi, anche da guerra e che ha fotografato l’operatività del clan Nuzzi di Altamura, con a capo i fratelli Pietro Antonio e Angelantonio Nuzzi, arrestati oggi, assieme ad un loro stretto collaboratore, Francesco Zazzara.
Un gruppo criminale che deriva dal clan Cecconi e che nel tempo si avvicina a quello dei Mercante-Diomede di Bari. Il clan Nuzzi, secondo gli investigatori, si sarebbe rivelato in grado, oltre che di eliminare fisicamente i rivali nell’ attività di spaccio della droga, di esercitare sul territorio una sorta di funzione ‘paragiurisdizionale’ parallela, di dirimere controversie tra privati e di penetrare prepotentemente negli apparati burocratici e amministrativi della società civile, trovando appoggi persino in un esponente delle forze dell’ordine, un appuntato scelto dei carabinieri, coinvolto nell’inchiesta.
Le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia sarebbero state utili per comprendere la struttura del clan, fare luce su numerosi reati e sui riti di affiliazione che prevedevano l’incisione, con una lametta, del pollice della mano destra in modo che il sangue venisse mischiato con quello del ‘compare di sangue’.