Polemiche tra le mura dell’Università degli Studi “Aldo Moro” di Bari a seguito della decisione del consiglio di amministrazione sull’aumento dello stipendio del rettore Stefano Bronzini, dagli attuali 71.856 a 160mila euro annui, un incremento del 128%. La notizia ha fatto discutere ma la replica da parte di Bronzini non si è fatta attendere. Nessun aumento arbitrario o unilaterale, ma solo l’applicazione di un decreto ministeriale che, tabelle alla mano, consente agli atenei di adeguare il compenso dei propri organi investiti di maggiori responsabilità, quindi anche dei rettori. Questo il contesto in cui è maturato l’aumento di stipendio finito nell’occhio del ciclone. Il rettore dell’UniBA ha voluto chiarire la sua posizione sottolineando che il decreto ministeriale in questione considera cambiate le regole di ingaggio dei rettori, chiamati oggi a maggiori responsabilità rispetto al passato. Bronzini ha spiegato che «non c’è varianza di spesa» trattandosi di fondi già previsti dal bilancio che consentono di investire negli organi collegiali. Poi, sul tema delle maggiori responsabilità, ha aggiunto: «Il rettore è il responsabile assoluto di tutto ciò che accade e firma anche il bilancio», nome che compare su «svariati milioni di euro», responsabilità che «si estende a tutto il personale, circa tremila persone, a 42mila studenti, a 700mila metri quadri di strutture, di cui 600mila coperti, ad appalti». A ciò si aggiungano «sedi territoriali dal Gargano al Salento, e un’azienda in Basilicata». «Una complessità enorme» secondo il rettore. Quanto all’eventuale retroattività dell’aumento, la nota ministeriale indica il 2022. La decisione del consiglio di amministrazione sull’aumento dello stipendio ora verrà sottoposta alla valutazione del Mef, al quale l’Uniba ha inviato tutta la documentazione richiesta.