Roberto Fico, presidente della Camera dei Deputati, durante la relazione annuale dell'AGCOM, Camera dei Deputati, Roma, 11 luglio 2018. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

Botte alla Camera tra deputati della Lega e di Fratelli d’Italia durante l’esame del decreto sul nuovo Tribunale di Bari, il cui esame procede lentissimo per l’ostruzionismo dell’opposizione. Nella parte alta a destra dell’Emiciclo di Montecitorio scoppia la prima rissa della Legislatura e volano schiaffi e pugni. La “miccia”? Secondo chi stava seduto vicino al ‘ring’, l’accusa di alcuni deputati leghisti ai ‘vicini’ di Fdi di essere la “stampella” del M5S. L’esame del decreto parte lento dall’inizio.

Ma la “bomba” la sgancia Alessia Morani. La deputata Pd chiede che il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede riferisca sulla scelta della sede provvisoria del palagiustizia di Bari, caduta su un immobile che, secondo quanto scrive “La Repubblica”, sarebbe di proprietà di un privato sospettato di aver prestato denaro ad organizzazioni criminali mafiose. Come per un contrappasso dantesco, dai banchi dell’opposizione si leva verso quelli del M5S il coro “Onestà, Onestà”, che nella scorsa legislatura rappresentava un “classico” per le proteste dei pentastellati contro il governo. La presidente della commissione Giustizia Giulia Sarti cerca di convincere l’Aula, con un intervento tanto duro quanto appassionato, che Bonafede ha rispettato la legge.

Ma il coro continua imperterrito. E come benzina sul fuoco arriva una dichiarazione di Bonafede affidata a un post su Facebook e non, come richiesto da Pd, Fi e Fdi, pronunciata in Aula: uno “sgarro” per l’opposizione, che si lancia nel primo ostruzionismo della legislatura. Dopo oltre un’ora di interventi a raffica il sottosegretario alla Giustizia prova a chiarire. Ma Vittorio Ferraresi “inciampa” sul galateo dell’Aula: evoca “possibili conseguenze penali” per alcune affermazioni fatte da esponenti del Pd sul proprietario dell’immobile barese della discordia, dimenticando che ai parlamentari è garantita dalla Costituzione l’immunità per le opinioni espresse. Mentre il Pd ne reclama le dimissioni, in alto a destra dell’Aula si consuma il fattaccio. Dei leghisti stuzzicano i deputati di Fdi accusandoli di essere la “stampella” di M5S. Una parola tira l’altra, e partono le botte, con un contatto fisico tra due piemontesi, Andrea Delmastro delle Vedove di Fdi e Marzio Liuni della Lega. Il presidente Fico prova a far tornare la pace e chiede l’intervento dei commessi e uno di loro finisce anche per incassare una manata.

La seduta viene sospesa mentre Giorgia Meloni “lancia” in pista Guido Crosetto, altro parlamentare piemontese, che si piazza in mezzo con la sua possente mole e placa gli animi. Fico annuncia sanzioni, e l’ostruzionismo continua. Non lo ferma neanche l’intervento del ministro Bonafede ed il suo annuncio di aver chiesto “approfondimenti” sulla vicenda della scelta dell’immobile che comunque, chiarisce, non c’entra nulla con l’effettivo contenuto del decreto sul cui merito, però, Pd e Fi non fanno mancare le critiche: sospendendo i termini, denunciano, farà lievitare a dismisura le cause arretrate.