Due ordinanze, 137 misure cautelari per 130 indagati tra esponenti di spicco della criminalità organizzata, faccendieri e politici. Sono 110 le persone finite in carcere, 25 ai domiciliari e 2 misure interdittive. È questo l’esito dell’operazione Codice interno portata avanti dalla Polizia di Stato coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, che ha visto l’impiego operativo di circa 1000 poliziotti e che riguarda appartenenti all’organizzazione mafiosa Parisi – Palermiti ritenuti responsabili estorsioni, porto e detenzioni di armi, illecita commercializzazione di stupefacenti, turbata libertà degli incanti, frode in competizioni sportive, tutti reati aggravati dal metodo mafioso e di scambio elettorale politico-mafioso per le elezioni comunali di Bari del 2019. Il clan Parisi – Palermiti e quello degli “Strisciuglio” avrebbero contribuito a eleggere la consigliera comunale Maria Carmen Lorusso che nel 2019 partecipò alle elezioni di Bari con la lista «Di Rella Sindaco» e poi passò nella maggioranza di centrosinistra, nella lista “Sud al Centro” di Sandrino Cataldo. Il tramite sarebbe stato il marito Giacomo Olivieri. Secondo la Dda di Bari avrebbe organizzato e sostenuto la campagna elettorale della moglie facendo ricorso a consensi ottenuti da soggetti appartenenti ad associazioni mafiose. Coinvolto anche Vito Lorusso, padre della consigliera comunale e medico, già coinvolto la scorsa estate nello scandalo delle estorsioni ai pazienti dell’IRCCS di Bari, e che al fine di ottenere voti per la figlia avrebbe preso accordi con Massimo Parisi, anche lui arrestato. L’indagine ha documentato l’operatività e pericolosità dell’organizzazione mafiosa ed ha consentito anche di registrare la celebrazione di cerimonie di affiliazione secondo il rituale di origine ‘ndranghetista, la consumazione di estorsioni, la ingente disponibilità di armi pronte all’uso, ma anche l’ingerenza del sodalizio in diversi settori della vita sociale, amministrativa ed imprenditoriale del territorio, comprese pesanti interferenze nei confronti di due società sportive, il Corato e la Fortis Altamura, tanto da alterare gli esiti di due incontri di calcio dei campionati di Promozione e di Eccellenza, nelle stagioni 2017/2018. Per questo è finito in carcere l’ex direttore generale della fortis Altamura Giuseppangelo Barracchia e l’ex patron del Corato Giuseppe Maldera. L’operazione di polizia giudiziaria, che rappresenta l’epilogo di meticolose investigazioni, dal 2016 ad oggi, è stata condotta attraverso un paziente e minuzioso lavoro di indagine consistito nell’attuazione di una poderosa attività tecnica d’intercettazione – sia telefonica che telematica (che in una occasione ha consentito di sventare un progetto di omicidio) ed ambientale, servizi di pedinamento ed osservazione, perquisizioni, sequestri di armi (30 armi da fuoco tra pistole e mitragliatrici, 3 silenziatori ed oltre 700 cartucce di vario calibro), stupefacenti, somme di denaro con arresti in flagranza di reato, il tutto corroborato e riscontrato dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, nel contesto temporale della guerra di mafia a Japigia che ha prodotto tre omicidi nel 2017. Contestualmente all’esecuzione dei provvedimenti cautelari personali, sono in corso di esecuzione sequestri patrimoniali d’urgenza di beni e patrimoni riconducibili alle attività delittuose in contestazione o costituenti patrimoni di ingiustificata provenienza, sproporzionati rispetto alle reali capacità reddituali, nei confronti di 16 persone indagate, alcune delle quali già destinatarie delle su indicate misure cautelari personali, per un ammontare approssimativo di circa 20.000.000 di euro, e comprendenti diversi immobili, tra appartamenti e capannoni industriali, quote di società commerciali, industriali e di servizi, conti correnti bancari e postali, autovetture e beni di lusso.