Sul corpo nessun segno di violenza, mentre resta il mistero sui tre giorni trascorsi lontana da casa, prima del tragico ritrovamento. Tanti gli interrogativi che ancora ruotano attorno alla morte di Giulia Maffei, l’insegnante 57enne trovata senza vita, nella mattinata di sabato 6 gennaio, nei pressi di un casolare abbandonato, nelle campagne di Modugno.

Della donna non si avevano più notizie dalla giornata di mercoledì 3 gennaio quando, dopo essere uscita dalla sua abitazione in via Fiume intorno a mezzogiorno, con uno zaino sulle spalle e, a quanto pare, senza documenti, era svanita nel nulla. Quella stessa mattina la docente era stata ripresa dalle telecamere di sicurezza di un supermercato nel centro di Modugno, poi nessuna traccia.

A denunciare la scomparsa, il giorno successivo, era stato il figlio della 57enne che, non avendo più notizie della madre da diverse ore, si era rivolto alle Forze dell’Ordine. Da quel momento erano stati lanciati numerosi appelli dai familiari nel tentativo di ricevere informazioni utili al suo ritrovamento ma senza successo.

Anche il sindaco del comune alle porte di Bari, Nicola Bonasia, attraverso un post pubblicato sulla sua pagina Facebook, aveva diffuso la notizia della scomparsa, chiedendo la collaborazione di tutta la comunità cittadina nelle ricerche, condotte da Carabinieri, Polizia Locale e Protezione Civile con l’ausilio delle unità cinofile.

Ricerche che tuttavia si sono concluse nel peggiore dei modi sabato mattina, quando il cadavere della 57enne era stato rinvenuto in un terreno in località Cornole di Ruccia, nelle campagne tra Modugno e Bitritto.

Insegnante di sostegno nella scuola secondaria di primo grado “Casavola”, la donna da qualche tempo si era separata dal marito. Sarà l’autopsia, che verrà eseguita presso l’istituto di Medicina Legale di Bari, a stabilire con certezza la causa del suo decesso. Gli inquirenti non escludono l’ipotesi di un gesto estremo.