“Chiarirò agli inquirenti di essere estraneo ai fatti contestati e chiederò al più presto la revoca del provvedimento interdittivo”. L’ingegnere Elio Sannicandro respinge l’accusa formulata dalla procura di Bari di aver ricevuto una tangente di 60mila euro per indirizzare l’aggiudicazione degli appalti relativi ai lavori sul dissesto idrogeologico in favore delle aziende dell’imprenditore di Lucera, Antonio Di Carlo. Accuse che sono costate a Sannicandro l’interdizione dai pubblici uffici per 12 mesi. Il Presidente della Regione, Michele Emiliano, non ha atteso ulteriori sviluppi dell’inchiesta e ha subito proceduto alla nomina di un nuovo direttore dell’Asset e delegato per il dissesto, individuandolo nella figura dell’ex generale Salvatore Refolo. La difesa di Sannicandro proverà a far leva sulla mancata aggiudicazione dei tre appalti contestati all’imprenditore di Lucera, finito in carcere con le accuse di corruzione e turbativa d’asta. In una delle conversazioni intercettate dalla Guardia di Finanza, Di Carlo si lamenta con una sua collaboratrice proprio delle gare assegnate a partecipanti diversi dalle aziende da lui indicate. Il Gip, Giuseppe Battista, ha nel frattempo disposto nei confronti di Sannicandro il sequestro di 51.500 euro, che in aggiunta agli 8500 ritrovati nel suo appartamento in una perquisizione del 2020, fanno esattamente la cifra corrispondente alla presunta tangente intascata dall’ormai ex direttore dell’Asset. Per il quale la Procura aveva chiesto i domiciliari ma il gip ha ritenuto sufficiente l’interdizione dai pubblici uffici perché – scrive – «la commissione dei fatti illeciti emersi a seguito delle indagini è legata alla titolarità di una funzione pubblica, privata della quale Sannicandro non potrebbe reiterare alcuna condotta illecita». Il giudice ha anche sottolineato come “Sannicandro abbia pressoché svuotato al 30/9/2020 il proprio conto corrente, operando numerosi bonifici quasi sempre dell’importo di 5.000 euro a favore dei familiari e un anno dopo abbia ceduto quanto di sua proprietà alle sorelle, le quali a stretto giro gli hanno di fatto restituito il denaro bonificato in occasione delle compravendite immobiliari”. “Le operazioni, nel loro complesso – scrive sempre il Gip – rivelano l’intento di occultare asset suscettibili di sequestro e dimostrano una non comune scaltrezza”. Nell’inchiesta in cui sono coinvolti Sannicandro e Di Carlo sono indagate altre 21 persone, tra imprenditori e funzionari pubblici, 9 delle quali raggiunte ieri da misure cautelari. Secondo gli inquirenti, a vario titolo, addomesticavano e manipolavano procedure di gara inerenti a lavori eseguiti nella città metropolitana di Bari e in diversi Comuni della provincia di Foggia attraverso un giro di tangenti da oltre 100mila euro.