Il giorno dopo lo scampato pericolo è già tempo di porsi i doverosi interrogativi, uno su tutti: cosa ha provocato l’incendio che ha distrutto un’ala del pronto soccorso dell’ospedale ecclesiastico “Miulli” di Acquaviva delle Fonti? Dal corto circuito al mozzicone di sigaretta gettato incautamente per terra, all’interno del deposito situato al piano -2 della struttura, tutte le ipotesi sono al vaglio dei Vigili del fuoco, intervenuti nella mattinata di martedì per domare le fiamme. Una spessa coltre di fumo nero si è alzata sulla zona: i momenti concitati e drammatici vissuti dai pazienti e dal personale si sono per fortuna risolti in un grande spavento il cui bilancio, in base a quanto reso noto dalla direzione sanitaria, è per fortuna lieve. Nessun intossicato, nessun ferito nel corso dell’evacuazione disposta in tutta fretta. Le operazioni di spegnimento del rogo e di messa in sicurezza della zona più colpita si sono concluse già intorno alle 18: la situazione è gradualmente rientrata rispetto ai minuti successivi all’allarme, quando i degenti in grado di muoversi autonomamente hanno raggiunto altre aree più sicure dell’imponente edificio, dove sono stati collocati temporaneamente anche gli allettati. L’evacuazione ha riguardato i reparti di oncologia, neurologia, cardiologia e medicina interna. Fondamentale si è rivelato il contributo delle associazioni integrate nel sistema di Protezione Civile per l’assistenza agli ammalati e a tutte le persone coinvolte loro malgrado nell’episodio. 130 persone sono state dimesse in giornata, altre 70 trasferite in altri reparti o in differenti strutture ospedaliere.

Fra i messaggi di rassicurazione diffusi, anche quello di Monsignor Giovanni Ricchiuti, vescovo della Diocesi di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti.

Resta da sciogliere il nodo sulle cause dell’incendio: pare che in quel deposito fossero contenuti soprattutto camici e mascherine. L’accaduto non ha fermato del tutto le attività del “Miulli”: si registrano, in particolare, le nascite di due bambini, venuti alla luce in spazi adibiti per l’occasione stante l’indisponibilità delle sale parto. Il più incoraggiante dei segnali per l’immediata ripartenza, a pieno regime, della grande struttura sanitaria di Acquaviva.