Hanno chiesto di essere giudicate con il rito abbreviato tre delle quindici persone indagate per le presunte torture commesse, nell’aprile 2022, nel carcere di Bari, ai danni di un detenuto con patologie psichiatriche. La richiesta è arrivata nel corso dell’udienza celebrata nell’aula bunker di Bitonto, da parte dei legali di un sovrintendente della Polizia Penitenziaria, di un agente di Polizia Giudiziaria e di un medico dell’infermeria, tutti in servizio nella casa circondariale, all’epoca dei fatti.

Ha chiesto invece la messa alla prova una infermiera, che risponde di omessa denuncia. Tutti gli altri indagati, otto dei quali sono agenti di Polizia Penitenziaria, hanno scelto invece di proseguire con rito ordinario.

Nell’inchiesta, coordinata dal pm Carla Spagnulo e dall’aggiunto Giuseppe Maralfa, viene contestato a sei agenti il reato di tortura in concorso. Secondo l’ipotesi dell’accusa, lo scorso 27 aprile, questi fecero irruzione nella cella del detenuto, un 41enne barese, che poco prima aveva dato fuoco ad un materasso. Nel trasportare l’uomo verso l’infermeria del carcere, i sei lo avrebbero sottoposto a gravi violenze, tenendolo fermo sul pavimento e colpendolo con schiaffi e calci in varie parti del corpo.

Assieme a loro, sempre secondo l’accusa, sarebbero stati presenti altri agenti che, pur avendo assistito alla scena, avrebbero deciso di non intervenire per porre fine all’aggressione. Inoltre, nel referto stilato dal medico del penitenziario, non sarebbero state segnalate le lesioni riportate dalla vittima.

In aula c’è stata la costituzione come parte civile della persona offesa. Il prossimo 2 maggio è stata fissata la discussione dell’udienza preliminare e l’eventuale ammissione, da parte del giudice, dei riti abbreviati.