I giocatori inserivano soldi nelle macchinette e i proventi prendevano un’altra strada e sfuggivano al conteggio del totalizzatore nazionale, cioè l’Erario. Un escamotage per non pagare le tasse quello architettato da un imprenditore barese del mondo del gaming, D.B. nei confronti del quali i finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Bari hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo, i beni e i rapporti finanziari, del valore di oltre 270 mila euro, riconducibili al 40enne barese D.B., importante imprenditore già attivo nel settore dei giochi, indagato per il reato di peculato aggravato.

Il provvedimento del gip scaturisce dalle indagini – coordinate dal Procuratore f.f. Roberto ROSSI e dal Sostituto Procuratore Angela Maria MOREA – da cui è emerso che D.B. si è appropriato delle somme che avrebbe dovuto versare al Fisco, per il tramite della società concessionaria, a titolo di prelievo unico erariale (PREU), quantificate in oltre 270.000 euro.

Ciò mediante la manomissione del sistema di registrazione delle giocate su alcuni apparecchi da gioco della tipologia “New slot”, con l’installazione di una scheda di gioco non autorizzata (alternativa a quella ufficiale che quantifica il PREU da versare al fisco) e di un dispositivo elettronico che dirottava parte delle giocate dalla scheda principale (autorizzata) a quella secondaria (clandestina).

Tale condotta ha originato anche un altro procedimento penale per frode informatica aggravata (art. 640-ter c.p.) e di alterazione del contenuto di comunicazioni informatiche/telematiche (art. 617-sexies c.p.), nonché per responsabilità amministrativa dell’ente in relazione al predetto reato di frode informatica ex d.lgs. n. 231/2001. Al termine del relativo processo (rito abbreviato) l’imprenditore D.B. ha riportato la condanna ad anni 3 e mesi 4 di reclusione, oltre alla multa e alla confisca di quanto sottoposto a sequestro nel corso delle indagini preliminari.

L’imprenditore D.B., peraltro, era stato già attinto da misura cautelare in carcere nell’ambito dell’operazione “Gaming machine” culminata un anno fa con 26 arresti e il sequestro di beni per circa 7,5 milioni di euro. In tale contesto, le pertinenti indagini di p.g. – svolte, nel periodo 2015/2017, dalle Fiamme Gialle del Nucleo PEF Bari/G.I.C.O., con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari – avevano consentito di disvelare un ampio e diffuso sistema di malaffare, esistente nella città di Bari e nei Comuni limitrofi, finalizzato all’imposizione del noleggio delle apparecchiature da intrattenimento delle società riconducibili al predetto imprenditore D.B. presso diversi esercizi commerciali.

Ciò – si legge in comunicato della Gdf – grazie al supporto illecito offerto da esponenti di organizzazioni criminali egemoni sui rispettivi territori di riferimento (ANEMOLO, STRISCIUGLIO e CAPRIATI), i cui metodi mafiosi – basati sulla forza di intimidazione – avevano neutralizzato, di fatto, ogni tentativo degli imprenditori di sottrarsi al noleggio degli apparecchi e di rivolgersi ad altre aziende di settore.