Giuseppe Mizzi fu vittima di mafia e il suo omicidio fu premeditato. Lo hanno stabilito i giudici della Corte di Assise di Appello di Bari che hanno condannato alla pena dell’ergastolo il boss del clan Di Cosola di Bari Antonio Battista, mandante dell’agguato nel quale, per errore, fu ucciso Mizzi, il 38enne ferito a morte il 16 marzo 2011 a pochi passi dalla sua abitazione nel rione Carbonara di Bari. Nel processo di appello bis i giudici hanno riconosciuto l’aggravante della premeditazione condannando l’imputato, già riconosciuto responsabile dell’omicidio volontario con l’aggravante mafiosa, alla massima pena.

Il boss ordinò ai suoi di rispondere ad un agguato subito uccidendo un uomo, “il primo che trovate”, del clan rivale Strisciuglio e quella sera, per errore, Emanuele Fiorentino e Edoardo Bove spararono a Mizzi scambiandolo per uno spacciatore. I due esecutori materiali sono già stati condannati con sentenza ormai definitiva rispettivamente a 20 anni e a 13 anni e 4 mesi di reclusione. In primo grado Battista, al termine di un processo celebrato con il rito abbreviato, era stato condannato all’ergastolo per omicidio volontario premeditato con l’aggravante mafiosa. In appello la condanna era stata ridotta a 20 anni per esclusione della premeditazione. La Cassazione aveva poi annullato con rinvio quella sentenza e oggi la pronuncia dei nuovi giudici d’appello ha confermato l’originaria impostazione accusatoria. Nel processo i familiari della vittima sono stati assistiti dagli avvocati Egidio Sarno e Marisa Savino.