«Prima i pugliesi, prima gli italiani poi se avanza il resto del mondo». Così, dal palco allestito nello spazio sette della Fiera del levante di Bari, il segretario della Lega Matteo Salvini ha lasciato che si scatenasse una platea di oltre 2000 persone, arrivate da tutta la Puglia con bandiere, striscioni e crocifissi per “far vincere il Capitano”, hanno urlato. Un altro grido dalla platea è stato un “no Fitto”, riferito a Raffaele Fitto, ex Forza Italia e ora esponente di Fratelli di Italia con un passato da governatore pugliese e un futuro che lo vedrebbe correre per la poltrona di presidente della Regione Puglia in vista del voto della prossima primavera. Per ora solo voci, molte delle quali smentite dai partiti di destra.

«Rispondo per la seconda volta il nome del presidente viene alla fine, prima la squadra. Lo ripeto per la terza volta, il nome del Presidente viene alla fine. Parliamo di Puglia, di lavoro, di ferrovie, di futuro, di programmi? Non mi piace parlare di nomi», ha detto ai giornalisti Salvini prima di iniziare dal palco il suo discorso. «La Puglia e l’Italia hanno incredibile bisogno di normali, di uomini e donne che portino avanti battaglie di normalità: diritti al lavoro, diritto alla vita. In Italia il 70 per cento delle donne che interrompe una gravidanza lo fa per problemi economici. Mi piacerebbe che al governo si occupassero di questo», le parole dell’ex ministro che non ha dimenticato la situazione della Banca popolare di Bari.

«Conte dice che la banche Italiane sono sicure e la Popolare di Bari non rischia alcunchè. Cinque ore dopo la Banca d’Italia commissaria la Banca Popolare di Bari. Ditemi se possiamo avere un presidente del Consiglio che è un ignorante o un bugiardo, oppure tutte e due – ha affermato – qualcuno doveva vigilare. Non è possibile che gli italiani paghino persone che devono vigilare dei conti e poi dalla mattina alla sera si scopre che le cose non vanno. Mi auguro che il Parlamento approvi la proposta della Lega sulla Banca d’Italia». Per Salvini «ci sono 360mila pugliesi iscritti nei registri all’estero. Ragioniamo di questo invece di regalare la cittadinanza. Non pensiamo ai barchini o ai barconi. Prima i pugliesi e prima gli italiani». Terminato il suo discorso, il segretario leghista si è concesso ai simpatizzanti che armati di cellulari hanno dato vita all’immancabile rito dei selfie sulle note di “4 marzo 1943” di Lucio Dalla.