Tra il 2019 e il 2022 il nord Italia è cresciuto del 12,9%, mentre il sud del 12,2%: un divario minimo rispetto a quello registrato nei 10 anni precedenti in cui il gap era di 9,5 punti. È quanto emerge dal rapporto di previsione dell’economia italiana e del Mezzogiorno elaborato dal Centro studi di Confindustria presentato a Bari nel Dipartimento di Economia e Finanza di Uniba, da cui è permeato un certo ottimismo sullo stato di salute dell’economia stimato nei prossimi due anni. Il PIL nel 2024 dovrebbe attestarsi sullo 0,9% restando in linea con quello del 2023 (0,9%), mentre nel 2025 dovrebbe raggiungere l,1%. Se il 2023 si è caratterizzato per i consumi, la previsione del 2024 è la crescita del reddito reale per l’aumento dei salari e dell’occupazione e la bassa inflazione. Con la conseguente risalita della propensione al risparmio. Con la previsione del taglio dei tassi a partire da giugno, si prevede una crescita dei consumi nel 2025. Gli investimenti rallenteranno a causa della riduzione degli incentivi edilizi, saranno solo in parte compensati dal PNRR e dal taglio dei tassi. Sarà importante il contributo del PNRR. Al momento sul totale di 194 mld sono stati spesi 45mld e impegnati 103 mld.