In Italia l’ampia autonomia conferita alle Regioni in materia di salute ha portato a forti differenziazioni nei sistemi sanitari. Si profilano nel nostro paese ben 21 sistemi sanitari diversi: uno statale e 20 regionali. Partendo da una base comune di Leggi statali e livelli essenziali di assistenza, ciascuna Regione ha preso la sua strada, che privilegia una prospettiva pubblica o privata. La FNP CISL Puglia Basilicata ha coinvolto i maggiori esperti di management sanitario e non solo, per l’analisi e il confronto dei sistemi sanitari di Lombardia Puglia Basilicata e comprenderne criticità e opportunità, ma anche quali sono le scelte dei cittadini verso i piani sanitari adottati.

All’incontro sono intervenuti Vitantonio Taddeo Segretario Generale FNP – CISL Puglia Basilicata, Marco Maurizio Colombo Segretario Generale FNP CISL Lombardia; Filippo Cristoferi Ricercatore Centro di Ricerca e Studi in Management Sanitario Università Cattolica del Sacro Cuore – Milano., Donato Pentassuglia Consigliere Regionale PD Puglia già Assessore Reg. Sanità – Regione Puglia, Ignazio Zullo Capogruppo Conservatori Riformisti Consiglio regionale Puglia, Antonella Caroli dell’assessorato Politiche Sociali Regione Puglia, Daniela Fumarola Segretario Generale USI CISL Puglia Basilicata, Flavia Franconi Assessore alla Salute, Sicurezza e Solidarietà Sociale, Servizi alla Persona e alla Comunità Regione Basilicata, Paola Gilardoni Segretario Politiche Sociali USR CISL Lombardia e le conclusioni sono state affidate a Ermenegildo Bonfanti Segretario Generale Nazionale FNP–CISL.

«Ogni Regione ha le proprie regole e il proprio assetto organizzativo – ha spiegato il Segretario Taddeo – viene naturale domandarsi se esista un modello – almeno sulla carta – migliore degli altri.
Pensate tra le regioni con il più alto indice di performance, si collocano il Trentino Alto Adige, seguito dalla Lombardia. Sul versante opposto, i peggiori piazzamenti si registrano nell’intero Mezzogiorno. Sui risultati hanno inciso la soddisfazione dei servizi sanitari e le lunghe liste d’attesa, a causa delle quali in Puglia ben 69 mila soggetti hanno rinunciato a curarsi. Tempi d’attesa significativamente minori, invece, in Lombardia. Solo il 34,9% degli italiani ha dichiarato di essere soddisfatto dei servizi sanitari legati ai vari aspetti del ricovero: assistenza medica, assistenza infermieristica, vitto e servizi igienici».

Tra i punti analizzati, i ricoveri fuori regione che vedrebbero i Lucani optare, in maniera più rilevante rispetto agli altri, di ricoverarsi e curarsi in strutture sanitarie fuori dai confini regionali, al contrario della Lombardia, dove si registra il rapporto minore di ricoveri fuori regione dei residenti. Ma si è parlato anche di Impoverimento sanitario. L’indicatore “famiglie impoverite” esprime, in termini percentuali, le famiglie residenti che, a causa delle spese sanitarie out of pocket (farmaci, case di cura, visite specialistiche, cure odontoiatriche, etc.) si sono impoverite scendendo al di sotto della soglia di povertà. A finire al di sotto della soglia di povertà a causa delle spese sanitarie out of pocket soprattutto le famiglie in Calabria con una quota dell’1,9% quantificabile in circa 15 mila nuclei familiari, Campania con una quota dell’1,5% pari a oltre 32 mila famiglie, e Puglia con una quota che si aggira all’1,4% coinvolgendo nel processo di impoverimento rispettivamente 22 mila nuclei familiari.

Il Segretario nazionale Bonfanti a chi gli ha chiesto dell’accordo con il governo sulle pensioni ha detto: «Finalmente dopo quasi un decennio si inizia a dare senza nulla chiedere e si invertono le politiche nei confronti dei pensionati oltre a dare risposte a tanti anziani del nostro Paese. Finalmente, non ci sono tagli alle pensioni e penalizzazioni dei pensionati, ma ci sono interventi a loro favore. L’ampliamento della platea dei beneficiari della 14esima, che coinvolgerà oltre 1 milione di pensionati in più, e l’unificazione della no tax area tra lavoratori e pensionati, sono due nostre rivendicazioni per le quali ci siamo battuti per anni. Il nostro impegno, naturalmente, non si ferma qui. Proseguiremo nel confronto per realizzare integralmente la nostra piattaforma rivendicativa e perché siano trovate le risorse sufficienti a dare risposta ai tanti problemi di giovani, lavoratori e pensionati, ancora da risolvere».