E’ stata riqualificata in omicidio preterintenzionale, con esclusione della rapina, l’accusa di omicidio volontario inizialmente contestata dalla Procura per i minorenni di Bari al 15enne al 17enne detenuti per la morte di Giuseppe Dibello. Il 77enne è morto il 2 maggio scorso dopo essere stato spinto in mare dalla scogliera di Monopoli assieme all’amico 75enne Gesumino Aversa. Il gip, convalidando stamani i fermi, ha confermato la misura detentiva per i due indagati nell’istituto Fornelli di Bari. In particolare i due anziani di Monopoli sarebbero stati spinti da entrambi i minorenni, di 15 e 17 anni, fermati dai carabinieri. È la valutazione fatta dal gip Riccardo Leonetti nell’ordinanza di custodia cautelare depositata stamattina. Nell’atto si contesta il reato di omicidio preterintenzionale ad entrambi i ragazzini, anche se negli interrogatori gli indagati hanno dichiarato tutti e due che a spingere gli anziani era stato il 17enne. Il giudice ha valorizzato le dichiarazioni dell’anziano sopravvissuto, Gesumino Aversa, il quale ha raccontato di essere stato colto alle spalle e, durante la caduta in mare, di aver visto il suo amico precipitare contemporaneamente. Secondo il gip la simultaneità della caduta, e quindi della spinta, dimostra che i due anziani sono stati spinti da due persone diverse.

«La drammatica vicenda accaduta a Monopoli lo scorso 2 maggio ci lascia tutti increduli e sgomenti, sia per la tragica fine del signor Giuseppe Dibello sia per il coinvolgimento di ragazzi poco più che adolescenti, che si sono resi protagonisti di un efferato gesto di morte». Ad affermarlo al Sir è il vescovo di Conversano-Monopoli, mons. Giuseppe Favale. «A nome della Chiesa di Conversano-Monopoli – prosegue il vescovo – desidero esprimere anzitutto la solidarietà e l’affettuosa vicinanza, sostenuta dalla speranza della resurrezione, alla famiglia colpita da questo doloroso evento». Per mons. Favale, «questa triste vicenda ci interpella tutti: famiglie, scuola, istituzioni civili, Chiesa. Nessuno si senta esonerato da un serio esame di coscienza».