Un maxi deposito di stupefacenti. Uno dei più grandi punti di stoccaggio di hashish e marijuana dell’intero sud Italia.
A scoprirlo, i finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Bari, nel corso di un blitz eseguito in collaborazione con il Reparto Aeronavale.
La lucrosa attività di spaccio sorgeva nell’area industriale di Bisceglie, a due passi della statale 16, in zona Lama di Macchia.
L’operazione è scattata durante una serie di controlli del territorio, recentemente intensificati a seguito del grave fatto di sangue avvenuto a Bitonto e costato la vita all’84enne Anna Rosa Tarantino.

Le Fiamme Gialle hanno intercettato un furgone (con a bordo due cittadini albanesi) fermo nei pressi dell’arteria stradale, a cui, di lì a poco si è affiancata una Renault Clio, con alla guida un giovane barese, già noto alle forze dell’ordine.
Alla vista della macchina di servizio, i conducenti dei due mezzi hanno tentato di riprendere rapidamente la marcia, dirigendosi in direzioni opposte, ma sono stati fermati da altre due pattuglie inviate dalla Sala Operativa.
La perquisizione dei veicoli ha permesso di rinvenire complessivamente 60 chili di hashish e 27 di marijuana, che erano nascosti nel furgone, mentre l’uomo alla guida della Renault è stato trovato in possesso di 32mila euro in contanti.

Grazie ai riscontri e ai pedinamenti effettuati, nei giorni precedenti, dagli investigatori del Gico, i controlli si sono concentrati successivamente in un garage nel centro di Bisceglie, dove sono stati trovati oltre sette quintali di hashish, verosimilmente di provenienza spagnola.
L’operazione, andata avanti tutta la notte, grazie all’intervento di numerose pattuglie dei reparti di Bari e Barletta, ha condotto i militari sino ad una villetta, sulla vecchia strada per Corato, risultata nella disponibilità di uno dei due albanesi.

In camera da letto, nascosta sotto un cuscino, è stata rinvenuta una pistola semiautomatica calibro 9X21, munita di caricatore con 14 colpi, pronta a fare fuoco.
Lo stupefacente, l’arma e il denaro sono stati sottoposti a sequestro, mentre i tre soggetti sono finiti in carcere su disposizione dell’Autorità Giudiziaria tranese che, in collaborazione con la Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, sta coordinando le indagini per risalire ai canali e alle dinamiche di approvvigionamento della droga. Una volta immessa sul mercato, avrebbe fruttato non meno di 4 milioni di euro.