La Dda di Bari ha chiesto 91 condanne a pene comprese tra 14 anni e 4 anni 6 mesi di reclusione per altrettanti imputati nel processo «Pandora», ribattezzato così dal nome del vaso della mitologia greca all’interno del quale sarebbero racchiusi tutti i mali della mafia barese degli ultimi 15 anni. Nel processo, che si sta celebrando con rito abbreviato nell’aula bunker di Trani dinanzi al gup del Tribunale di Bari Rossana De Cristofaro, sono imputati i presunti affiliati ai due clan Diomede-Mercante e Capriati di Bari, accusati a vario titolo di associazione mafiosa pluriaggravata, tentati omicidi, armi, rapine, furti, lesioni personali, sequestro di persona e violazioni della sorveglianza speciale.

Nel processo sono costituiti parte civile i Comuni di Bari e Terlizzi e l’associazione Antiracket. Le condanne più elevate, a 14 anni di reclusione, sono state chieste dai pm Giuseppe Gatti, Lidia Giorgio e Renato Nitti nei confronti dei boss di Bari e Bitonto Nicola Diomede e Domenico Conte e del pregiudicato Gioacchino Baldassarre, ritenuti i capi organizzatori dei due gruppi criminali. La Dda ha chiesto 38 condanne a 10 anni e altre 41 a 8 anni di reclusione per i partecipi delle due associazioni mafiose. Le arringhe difensive inizieranno il primo luglio.

Le indagini dei Carabinieri del Ros hanno documentato più di un decennio di affari illeciti e le ramificazioni dei due clan, federati tra loro, nell’intera regione, da Bitonto a San Severo, passando per Altamura, Gravina, Valenzano, Triggiano e il Nord Barese, accertando anche collegamenti con le altre organizzazioni criminali pugliesi, oltre a rapporti commerciali (per l’approvvigionamento della droga) con ‘Ndrangheta, Cosa Nostra e Camorra.