Sono decisamente al Nord le Università migliori italiane. Lo ribadisce l’annuale classifica del Sole 24 ore che fotografa il sistema universitario italiano attraverso lo studio di 12 indicatori tradizionali che puntano a misurare i risultati di didattica e ricerca. E’ bene precisare che la ricerca mostra difatto una geografia della qualità accademica sempre più consolidata, soprattutto per i grandi atenei. Ma a soffrire è decisamente il mezzogiorno sia per quel che riguarda le Università Statali che per quel che riguarda quelle non Statali con, tuttavia, qualche eccezione. Se Napoli con la “Parthenope” chiude tristemente la graduatoria non sorride la storica Università di Bari “Aldo Moro” che si posiziona 58esima su 61. Ma scorrendo la classifica ci si imbatte nel Politecnico di Bari che sale di tre posizioni e si piazza nella top 50 al 49esimo posto.

Meglio fa l’Università del Salento che che guadagna ben 4 posti e arriva al 46esimo posto. Sale ancora e si posizione in 31esima piazza l’Università di Foggia con ben cinque gradini scalati. Al Sud il meglio, secondo la classifica, si ritrova a Salerno che scala 10 posizioni e si piazza in 16esima posizione. Al primo posto, invece, non cambia nulla rispetto al 2015 e resta Verona seguita da Trento e Bologna. Tra le non statali ancora ossa rotte per il sud con la maglia nera affidata all’Università “Kore” di Enna un passettino sotto la Lum di Casamassima in 13esima posizione. In testa si piazza la Luiss di Roma che batte al fotofinish la Bocconi di Milano scavalcata rispetto al 2015.

Scorrendo invece gli indicatori ci si rende conto di come siano divisi in due grandi ambiti. I primi nove misurano il polso alle attività di didattica dei singoli atenei, dalla solidità della struttura dei docenti alla capacità di garantire puntualità negli studi, collegamenti internazionali ed esperienze lavorative durante il corso di laurea. Gli ultimi tre misurano invece i risultati della ricerca, in tre macro-ambiti esaminati dall’Agenzia nazionale di valutazione: la qualità della produzione scientifica, quella dei dottorati e la capacità dei dipartimenti di ottenere finanziamenti esterni per i loro progetti.