Continua la sperimentazione del dispositivo palmare Simot, grande quanto una chiavetta USB che punta a fare diagnosi precoce dei tumori ma anche di altre patologie direttamente a casa o nello studio del medico curante tramite piccolissimi campioni biologici come sangue, saliva o urine. La sperimentazione, vagliata dal Ministero della Salute, è partita meno di un anno fa dall’Istituto Tumori Giovanni Paolo II di Bari, che insieme a Regione Puglia, Università degli Studi del capoluogo pugliese e Università di Brescia è membro della cabina di regia del Centro di Innovazione in Single-Molecule Digital Assay che nel 2016 ha sviluppato il dispositivo, negli anni testato e migliorato. Il dispositivo palmare Simot è economico, portatile e rapido ma garantisce l’affidabilità di un test molecolare, spiega Luisa Torsi, presidente dell’Arti Puglia, l’Agenzia regionale per la tecnologia e il trasferimento tecnologico e l’innovazione. I dati raccolti dal dispositivo grazie ad una cartuccia usa e getta saranno processati con un algoritmo di intelligenza artificiale.
L’incidenza di falsi positivi e negativi è inferiore all’1,5%.