Avrebbero favorito il clan Moccia di Afragola in diverse occasioni creando un canale privilegiato tra il gruppo criminale campano e la Puglia. Sono finiti in manette questa mattina due esponenti, della politica locale e regionale pugliese, oltre ad un imprenditore nell’ambito di una vasta operazione da parte del Ros dei Carabinieri al termine di indagini coordinate dalla Procura di Napoli. Nel complesso sono 36 le persone in carcere, 16 ai domiciliari e 5 divieti temporanei di esercitare attività d’impresa. In Puglia ai domiciliari ci sono finiti un ex assessore comunale di Lecce, Andrea Guido, attualmente consigliere comunale di opposizione, ed un ex consigliere comunale di Bari Pasquale Finocchio candidatosi anche alle scorse elezioni regionali. Ai domiciliari è finito anche un 56enne salentino, Giuseppe D’Elia, imprenditore di Novoli, per concorso in corruzione aggravata dal metodo mafioso. Alla vasta operazione contro il clan Moccia ha preso parte anche il Gico della Guardia di Finanza che, contestualmente, ha notificato altri due divieti temporanei di esercitare attività d’impresa e sequestrato, beni mobili, immobili e quote societarie per un valore complessivo pari a 150 milioni di euro.

I due politici pugliesi sono coinvolti nell’indagine in quanto avrebbero favorito alcuni personaggi ed alcune aziende, riconducibili al clan Moccia. Pasquale Finocchio dovrà rispondere di traffico di influenze in relazione ad un episodio del 2017. L’ex consigliere barese si sarebbe speso per agevolare “l’espansione imprenditoriale in territorio pugliese dell’azienda Soloil Italia”, attiva nel servizio di raccolta degli olii vegetali esausti. Anche Guido, consigliere comunale di opposizione di Lecce ed ex assessore all’Ambiente della giunta Perrone, è finito agli arresti domiciliari con l’accusa di corruzione aggravata perchè avrebbe accettato denaro dalla stessa impresa. Il consigliere comunale leccese, secondo l’accusa, si sarebbe speso per l’affidamento del servizio di raccolta dell’olio di origine alimentare esausto nella città di Lecce e negli altri Comuni rientranti nel Consorzio dell’ARO 1/Le, facendo escludere altre aziende dello stesso ramo.

L’indagine – è detto in una nota della Procura di Napoli – ha consentito di acquisire gravi indizi circa l’esistenza e l’operatività dell’organizzazione mafiosa, della quale sono ritenuti i capi i fratelli Moccia.