Altri 4mila euro in contanti, nascosti nelle prese di derivazione elettrica, che vanno ad aggiungersi a quelli già sequestrati nel corso di una prima perquisizione: è quanto è stato trovato in casa di Giuseppe De Benedictis, gip del Tribunale di Bari, arrestato sabato scorso, su ordine della DDA, e attualmente detenuto nel carcere di Lecce, per dei presunti episodi di corruzione verso alcuni clienti dell’avvocato barese Giancarlo Chiariello, anche lui finito in manette.

Le banconote potrebbero essere state messe lì dal giudice dopo la prima visita degli investigatori, che già il 9 aprile scorso, avevano trovato nella sua abitazione di Molfetta, in alcune cassette di sicurezza ricavate dietro le prese elettriche, la somma 60mila euro. Parte di quel tesoro accumulato – secondo l’ipotesi accusatoria – da De Benedictis grazie alle tangenti intascate in cambio di scarcerazioni di pregiudicati baresi e foggiani.

Ieri mattina, su disposizione della Procura del capoluogo, sono stati perquisiti anche gli studi legali dell’avvocato Chiariello, in via Sparano e via Roberto da Bari. L’ordine della magistratura è arrivato dopo il ritrovamento, in casa del figlio dell’avvocato, Alberto Chiarello, di buste con decine di banconote, fino ad 1 milione e 200mila euro e appunti con scritti nomi e cognomi: elementi che potrebbero raccontare di enormi operazioni di riciclaggio e reimpiego di capitali di provenienza illecita.

Accuse dalle quali il giudice e l’avvocato potranno difendersi nel corso del primo interrogatorio di garanzia, fissato per oggi nel carcere di Lecce.  De Benedictis sarebbe pronto a collaborare con gli inquirenti che, intanto, continuano ad indagare. L’inchiesta, partita nel febbraio 2020 a seguito delle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, non è ancora conclusa.