Ristoranti e agriturismo intorno alla cinta urbana con pochi posti liberi per il 31 dicembre e il 1° gennaio. E il portale di prenotazioni on line che incorona Bari fra le capitali dei viaggi: l’occupazione di alberghi e bed&breakfast si aggira intorno al 91% ed è in crescita costante.
Per il secondo anno consecutivo il capoluogo pugliese farà il pienone di arrivi e pernottamenti per le giornate che segnano il passaggio dal 2019 al 2020. Al momento la città di San Nicola sorpassa persino Roma (86%), Milano (81%), Napoli (87%) e Matera (89%), ma resta indietro rispetto a Bologna (92%) e Potenza (94%), quest’ultima palcoscenico dello spettacolo in diretta Rai.
Il trend positivo è certificato dall’osservatorio di PugliaPromozione, l’Agenzia regionale per il turismo. I dati provvisori e parziali riferiti ai primi dieci mesi del 2019 (da gennaio a ottobre) evidenziano una tendenza alla crescita della provincia di Bari del più 8% per arrivi e presenze. L’andamento è trainato dalle performance di Bari, Alberobello, Polignano a Mare, Monopoli e Locorotondo a riprova di un forte interesse da parte dei turisti tanto per i comuni a vocazione balneare, quanto per le destinazioni dell’entroterra che si stanno affermando anche a livello internazionale sui prodotti cultura e natura. In linea con l’andamento regionale, anche la provincia di Bari ha visto crescere nel 2019 soprattutto i flussi provenienti dall’estero con un incremento che si attesta attorno al 15% per arrivi e presenze.
Ma non è tutto oro quel che luccica. A chiedere maggiore attenzione per un settore che potrebbe diventare il volano dell’economia è Francesco Caizzi, presidente di Federalberghi Puglia. Dice: «La strada che si sta percorrendo è quella giusta, ma molto resta ancora da fare. Ci sono le premesse affinché a Bari e in tutta la regione si possa creare una industria del turismo, però per fare il grande salto è necessario l’impegno di tutti, delle istituzioni e dei governi locali innanzitutto».
Caizzi non si esalta per le cifre che compaiono su Booking.com. Spiega: «Si tratta di un portale web di prenotazioni. Su altri portali figurano addirittura 1.500 annunci, nonostante le strutture autorizzate siano appena 200. Il problema di chi affitta le case vacanza o i singoli posti letto in maniera abusiva, rischia di mettere in ginocchio un intero sistema. A Bari negli ultimi mesi hanno chiuso tre alberghi, di cui uno per ristrutturazione. Gli albergatori, che pagano regolarmente le tasse, fanno fatica ad ammodernare le strutture e a restare sul mercato. Gli abusivi vanno perciò stanati: o si mettono in regola, oppure dovranno chiudere. Questa è concorrenza sleale».
Caizzi guarda comunque avanti: «Il turismo non aiuta soltanto gli albergatori, ma fa bene a tutta la città. A guadagnare è il commercio di ogni tipologia. La propensione alla spesa, in vacanza, è maggiore: ne traggono vantaggi i bar, le attività di ristorazione, i negozi, gli artigiani, il settore enogastronomico. Gli abusivi vanno fermati e, di contro, vanno migliorati i collegamenti e la mobilità».
A fronte delle previsioni fornite dal portale web, il sindaco Antonio Decaro gongola: «Il dato di occupazione alberghiera ci restituisce il forte interesse che la nostra città sta suscitando come destinazione turistica a livello nazionale e internazionale. E ci conforta tutti – istituzioni, commercianti, ristoratori, albergatori – perché rappresenta un’opportunità economica, ma anche e soprattutto una grande opportunità culturale per i cittadini baresi. La nostra è una città accogliente che sa coccolare gli ospiti con il buon cibo e un clima ancora non troppo rigido. Gli scorci della città vecchia, in questi giorni vestita a festa, sono sorprendenti. Spero che Bari diventi la città di buon augurio per tutti quelli che brinderanno all’arrivo del 2020 sotto i nostri storici lampioni del lungomare o ballando con noi in piazza Libertà per il grande concerto organizzato per il secondo anno consecutivo dalle Reti Mediaset insieme al gruppo Norba».
Commenta: «Il turismo non è fatto soltanto dai numeri. Ciò che conta sono le persone, le storie, le esperienze diverse che si mescolano con le nostre e rendono Bari ancora più aperta, più colorata e più forte. Ormai siamo ben inseriti in un trend di crescita turistica regionale e in questo anno abbiamo raggiunto traguardi importanti, come il riconoscimento di Lonely Planet. Non dobbiamo però accontentarci dei consensi guadagnati a fatica. Siamo davanti a nuove sfide. Guai a dare per scontati i risultati ottenuti fino ad oggi, ricordiamoci sempre che fino a qualche anno fa nessuno avrebbe mai pensato di associare la parola turismo al capoluogo pugliese. Oggi, invece, che possiamo farlo, dobbiamo essere capaci di andare al di là di un’etichetta e continuare a lavorare per dimostrare che non si è trattato di un anno fortunato, ma del frutto di un duro lavoro di squadra. Dobbiamo ulteriormente migliorare gli spazi pubblici – penso alle spiagge e alle infrastrutture per la cosiddetta mobilità dolce – avviare la gestione dei nostri contenitori culturali e museali, imparare a rispettare di più le nostre piazze per far sì che un turista a passeggio nella città vecchia non si senta autorizzato ad abbandonare i rifiuti per strada o in altri luoghi non autorizzati. Perché essere una città turistica significa anche saper chiedere agli ospiti rispetto delle regole e amore per la nostra città, per i suoi luoghi e i suoi monumenti. Perché da questi dettagli si comprende la maturità di una città che deve essere attraversata, ammirata, ma non travolta».
Il sindaco fa cenno alla visita di tre giorni fa del ministro Franceschini che, affascinato dal restauro del teatro Piccinni, ha commentato: «Bari è una città con un grande futuro». Così Decaro conclude: «Di questo ne siamo consapevoli, perché noi siamo i primi a credere nel futuro della nostra città. Ma per costruire quel futuro dobbiamo lavorare oggi, nel presente, investendo sullo straordinario patrimonio che abbiamo, materiale e immateriale. Dobbiamo credere nelle nostre capacità e nelle potenzialità della nostra terra. Siamo sul trampolino di lancio, non abbiamo tagliato il traguardo».