Dopo la brutta figura sono arrivate puntuali le scuse, anche se il danno oramai sembra fatto. A fare “mea culpa” è stato direttamente lo chef executive di “Grotta Palazzese”, tra i più noti ristoranti di Polignano a Mare, convolto assieme a “La Tana Marina” di Cala Paura, nella maxi operazione della Guardia Costiera che ha portato al sequestro complessivo di oltre 170 chili di prodotti alimentari scaduti o non tracciabili.

Un’onta per il prestigioso locale, frequentato da vip e turisti facoltosi, che lo chef andriese Felice Sgarra ha provato a lavare via (assieme al vicedirettore responsabile del food and beverage Riccardo Sgarra), con una nota ufficiale in cui entrambi si cospargono il capo di cenere, chiedendo perdono a tutti i clienti.

“Ci scusiamo per l’involontario errore e precisiamo che la proprietà e l’amministratore della società sono assolutamente estranei ai fatti, essendo affidata unicamente a noi la responsabilità delle materie prime e dei prodotti utilizzati”, riporta il comunicato.

“Rischi per la salute degli ospiti della struttura non ce ne sono mai stati – è specificato – e l’errore sta tutto nella scarsa attenzione avuta nel controllare le etichette degli alimenti”.

Tra quelli portati via dagli uomini della Guardia Costiera, si contano otto chili di bovino giapponese, scaduti a maggio e poi tranci e filetti di spigola, zampe di granchio reale ed infine ritagli di carne e pasta privi di documentazione di tracciabilità.

“Quanto alla tipologia di carne sequestrata – ha voluto precisare lo chef stellato – questa non era destinata ai clienti, in quanto non presente nei nuovi menù estivi”.

Il pesce, invece, sarebbe stato depositato in una cella frigo diversa da quella in cui erano contenuti gli altri prodotti ittici con etichetta di tracciabilità ma avrebbe comunque fatto parte dello stesso lotto di produzione.

Al netto delle spiegazioni, la notizia del blitz della Guardia Costiera ha suscitato molto scalpore ed il locale dei vip è venuto fuori da questa storia con una immagine quantomeno offuscata. Oltre che con una multa da 5.500 euro.

Le scuse, in ogni caso, sono sempre utili e ben accette e soprattutto non hanno scadenza. Lo stesso, però, non si può dire degli alimenti.