Aeroporti di Puglia rinegozia il meccanismo degli incentivi erogati a Ryanair, ormai padrona degli scali di Bari e Brindisi, con l’obiettivo di abbattere la spesa (oggi 12 milioni di euro l’anno) che, a partire dal 2020, verrà sostenuta ricorrendo al credito bancario e non più ai fondi pubblici. Una novità, quella annunciata ieri dal presidente di Adp, Tiziano Onesti, e dal governatore Michele Emiliano, che segue le linee tracciate nel piano strategico (sostenere la crescita del traffico focalizzando i mercati più promettenti), ma anche il diktat della Regione: basta contributi diretti alle compagnie low-cost, per schivare la normativa sugli aiuti di Stato e anche i recenti pasticci sull’Iva.

La linea di credito negoziata con un pool di banche (capofila Ubi, con Mps, Bppb, Bpp e Mcc) mette a disposizione fino a 60 milioni di euro da destinare nei prossimi 12 anni sia al piano di investimenti infrastrutturali sia allo sviluppo di nuove rotte. E – confermano fonti bancarie a conoscenza dei dettagli dell’operazione – la garanzia del finanziamento è la proprietà pubblica di Aeroporti: se la società non riuscirà a garantire flussi di cassa sufficienti a ripagare il debito, insomma, c’è sempre mamma Regione.

L’attuale contratto con Ryanair (che è ormai pubblico, in quanto parte di un fascicolo giudiziario) scade a ottobre e prevede il riconoscimento alla low-cost irlandese di un incentivo medio pari a circa 3,7 euro euro a passeggero. Con il nuovo accordo, di cui non sono stati resi noti i meccanismi, per i successivi 5 anni il costo annuale degli incentivi al traffico dovrebbe diminuire del 30-35%. È più o meno quanto previsto dal piano strategico di ottobre, che a fronte di questa rinegoziazione prevede – dal 2020 – il taglio delle rotte che garantiscono margini minori al vettore: sono le rotte nazionali (in testa Roma, su cui la concorrenza del treno si fa sentire) per le quali è ipotizzabile il subentro di altri operatori.

«Questo meccanismo sarà esteso non solo a Ryanair ma anche a tutte le altre compagnie che dovessero essere interessate», dice l’assessore ai Trasporti, Gianni Giannini, sottolineando che in passato nessun altro vettore si è mai reso disponibile a operare sul modello della low-cost irlandese: Ryanair trasporta 2,1 milioni di passeggeri l’anno su Bari e 1,3 milioni su Brindisi, ed ha ormai un ruolo fondamentale per lo sviluppo del turismo. Per far crescere il traffico mantenendo l’obiettivo dei 10 milioni di passeggeri nel 2018 gli scali pugliesi non possono insomma rinunciare all’apporto della compagnia di Dublino, ma dovranno fare i conti con la necessità di autofinanziarsi. Ogni passeggero in più (incentivato) produce infatti un ritorno in termini di tariffe aeroportuali, ma per trovare i soldi AdP dovrà effettuare un recupero di efficienza. Cioè tagliare altri costi.
«Abbiamo chiesto a Ryanair di valutare la possibilità di portare voli su almeno uno degli altri due aeroporti pugliesi», ha detto Emiliano con riferimento a Foggia e Grottaglie. Un contentino per le pressioni locali a fronte di una ipotesi cui la Regione, in realtà, non crede: la pista attuale di Foggia, tra l’altro, non è adatta ai 737 del vettore irlandese, e per l’«Arlotta» e il «Lisa» gli scenari strategici non comprendono (se non in maniera residuale) il traffico passeggeri. Ma lo schema di incentivazione non è limitato a Ryanair: «Speriamo – ha detto Emiliano – che anche altre compagnie ci facciano offerte per questi aeroporti che possono essere ristrutturati e adeguati alle esigenze dei nuovi vettori». Ipotesi che, al momento, non trovano impegni concreti.