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Estorsioni ai danni dei commercianti di Bari, chieste 20 condanne

Imputati alcuni affiliati al clan Parisi oltre che imprenditori complici

La Dda di Bari ha chiesto 20 condanne a pene comprese fra i 10 anni e i 6 mesi di reclusione per pregiudicati e imprenditori accusati di estorsioni, con l’aggravante del metodo mafioso, ai danni di aziende e commercianti di Bari e provincia commesse da esponenti del clan Parisi di Japigia. Nel processo, che si sta celebrando con il rito abbreviato, sono imputati un fratello e un nipote del capo clan ‘Savinuccio’ Parisi, alcuni affiliati al clan oltre a imprenditori che da vittime sarebbero diventati complici dell’organizzazione, tra i quali titolari di cantieri edili e di aziende di prodotti ittici e caseari, come l’imprenditore di Gioia del Colle Francesco Serra che rischia una condanna a 8 anni di reclusione.

Dalle indagini della Guardia di Finanza, coordinate dal procuratore aggiunto Roberto Rossi, a gestire il giro di estorsioni era il clan Parisi che, attraverso il ricorso a minacce, fisiche e a mano armata, al danneggiamento di mezzi da cantiere, si faceva consegnare denaro contante, forniture di generi alimentari e buoni di benzina. Ad un commerciante di prodotti ittici sarebbe stato chiesto, per esempio, 1 euro per ogni chilo di pescato importato dalla Grecia (circa 1000 euro a settimana). L’indagine nel febbraio 2016 ha portato all’arresto di 11 persone nell’ambito dell’operazione ribattezzata ‘Clean up’. Nel procedimento sono imputate altre otto persone che non hanno scelto il rito abbreviato.

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