I recenti ritrovamenti di nuovi focolai di Xylella fastidiosa a Ostuni e l’ultimo a Martina Franca, oggettivamente non sorprendono chi in questa crisi è coinvolto da più di tre anni. «Solo da qualche settimana – ricorda Gianni Cantele, Presidente di Coldiretti Puglia – è stata avviata la prima seria campagna di monitoraggio, invocata da Coldiretti Puglia fin dall’estate del 2014, che deve individuare, con la migliore precisione possibile, il margine più settentrionale del contagio. Nessuna strategia di difesa ha senso senza questa certezza. La malattia, oggi riconosciuta anche da chi irresponsabilmente ne ha sempre negata l’esistenza, è la peggior fitopatia al mondo con la quale la nostra regione dovrà fare i conti per molti anni, almeno fino a quando la scienza non troverà una cura. Intanto avanza inesorabilmente e non possiamo più permetterci ulteriori perdite di tempo».

La Puglia agricola è sempre più divisa fra un nord, fortemente preoccupato per il proprio futuro, dove il batterio non è insediato e ogni singolo focolaio andrebbe affrontato secondo normativa, cercando al più presto – secondo Coldiretti Puglia – di contrattare con UE sulla regola dei 100 metri, proponendo misure meno drastiche basate su monitoraggi pianta per pianta e lotta al vettore, non appena il nostro potere contrattuale torni ad essere quello di un Paese credibile.

«Il sud della Puglia, che corre il rischio di veder sparire l’olivicoltura e il florovivaismo per consunzione – denuncia il Direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti – il futuro agricolo non lo riesce neanche più a vedere. Nessuna delle imprese che ha subito estirpazioni o blocco della commercializzazione è stata in alcun modo rimborsata, la gran parte degli olivicoltori dei frantoi e delle cooperative olivicole rischiano di chiudere nei prossimi 2-3 anni. Il divieto di impianto di olivo e di tutte le specie sensibili, di fatto congela tutto e tutti in un limbo di insostenibile e insopportabile inedia».