Una platea così ‘in scena’ e così illuminata e un attore così fuori dalla quarta parete e fuori di testa non li si vedevano da un po’. E se quell’attore è Daniele Parisi (Miglior Attore Italiano Esordiente al Festival del Cinema -Venezia73 e Miglior Attore al Monte-Carlo Film Festival de la Comédie 2017) allora non c’è da star tranquilli. Lui è ancora quel bambino – cresciuto ormai –  al quale piace urlare in faccia alla gente. Oggi lo fa nel suo spettacolo Ab hoc et ab hac per raccontare e condividere quel microcosmo di umanità delirante e di insanità  – nella sala d’attesa di un pronto soccorso –  che sono patrimonio comune e condiviso.

Il suo è un parlare apparentemente ab hoc et ab hac, perché il senso è proprio nel sottofondo di quella confusione quotidiana in cui cerca di rispondere agli interrogativi sulle ragioni delle scelte, delle cose e, nel caso specifico, della malattia, indipendentemente dal fatto che possa trattarsi del gomito del tennista, di un disagio psicologico, di un’ernia o del mal d’amore. Siamo tutti malati, ma quindi è come se nessuno lo fosse davvero? La malattia è reale? Noi siamo reali?

Lo spettacolo di Parisi nasconde, dietro l’aspetto di un atipico monologo urlato e giocato più volte con il pubblico in botta e risposta veloci come palleggi di ping-pong, un’analisi ironica e, pertanto, amara che lo stesso autore, interprete e regista non teme di definire esistenzialista. Che questa mission sia affidata ad uno spettacolo comico anziché, come siamo più abituati ad aspettarci, ad uno spettacolo contemporaneo, sperimentale e di ricerca, costituisce un ulteriore punto a favore per Parisi.


La comicità di tradizione romana vede il one man show Parisi costruire sulla scena uno spazio universale in cui si incrociano storie e destini ed è frutto sicuramente di un cercare attento e approfondito in quel coacervo di storie e tipi umani che vivono e abitano la ordinary life e che Parisi dimostra di aver conosciuto sporcandosi le mani e standoci in mezzo. L’intento è di far vedere, di mostrare per condividere con un pubblico di spettatori, attivi loro malgrado, gli aspetti irrisolti di una condizione umana sempre divisa e combattuta tra le aspirazioni e i suoi limiti.

L’energia dirompente ed esplosiva di Daniele Parisi  ha perfettamente suggellato sabato 2 dicembre presso il Teatro Comunale di Ruvo la rassegna Exit di teatro e cinema: in un mese, otto appuntamenti tra proiezioni e spettacoli dalla forte connotazione rock a cura della compagnia Charlie Calamaro Avan Project e dell’associazione culturale La Mancha.

Una rassegna definita dagli tessi ideatori ‘fuori di testa’ e, pertanto, chi meglio di Daniele Parisi avrebbe potuto incarnarne il leit motiv nell’ultimo appuntamento. Parisi infatti è il timido e introverso che per assurdo getta la maschera proprio in scena, lì dove sceglie di vestire gli abiti della verità psicologica dei suoi personaggi/persone. Una verità necessaria e che sembra essere ormai appannaggio esclusivo della finzione teatrale. Una finzione che diventa cura per l’ipoacusia nei confronti delle urla del mondo e antidoto alla mono espressività impenetrabile di quelle maschere sociali, che siamo tutti costretti ad indossare, ognuno nel proprio ruolo, per starci in questo mondo.

Ancora una volta il teatro e, in questo caso, il teatro di Parisi, attinge alle vicende reali per restituirle a tutti,  attraverso il filtro depurativo del racconto sulla scena, nella loro più semplice, originaria e disarmante verità.