L’atto di accusa rivolto agli Atenei italiani dal presidente dell’Autorità anticorruzione Raffaele Cantone punta dritto alle Università meridionali e le motivazioni sono da ritrovare nella corruzione e nel nepotismo che sono causa anche della cosiddetta fuga di cervelli.

Accuse rivolte anche all’Università di Bari dove Dal 2007, però, è stato adottato il codice etico per arginare il fenomeno delle parentele tra le cattedre ma che a quanto apre sembra non abbia funzionato adeguatamente.

Sebbene sembra che dal 2013 alcune nomine e chiamate di docenti siano state annullate proprio per rispetto della norme vigente.

Con la costituzione poi dei dipartimenti che hanno preso il posto delle facoltà tra il 2012 e il 2013. Sembra però che il codice sia stato dimenticato salvo poi un intervento successivo del collegio dei garanti per cercare di rimediare all’inconveniente.

Il problema non è che il figlio di un professore faccia lo stesso lavoro del padre ma i sospetti sorgono se finisce con occuparne la stessa cattedra. Bisognerebbe poi prendere in considerazione anche la questione dei concorsi che sebbene siano nazionali è vero anche che la convocazione successiva dipende dalla situazione locale, pertanto quel che conta dovrebbe essere il merito e tutti dovrebbero avere il diritto ad assumere servizio una volta vinto un concorso.